venerdì 4 febbraio 2011

Il gioco degli scacchi

Non potevamo mancare di iniziarvi alla conoscenza di quel bellissimo gioco di strategia militare in cui possiamo mettere a frutto tutta la nostra intelligenza logica: gli scacchi. Un gioco, questo, che tiene molto occupato, durante la vita in accampamento, il nostro capitano che qui vediamo giocare contro un amica dell'Alba Turris durante una pausa dopo Il torneo del Comandante Mark  che si tiene a Cividale del Friuli ogni anno nella penultima settimana di Agosto.
Il nostro Capitano gioca contro una dama dell'Alba Turris
L' origine degli Scacchi si perde nella notte dei tempi ma l’ipotesi più accreditata da come luogo d’origine l' India;
infatti alcuni antichi poemi persiani, risalenti al VI-VII secolo d.C. descrivono in dettaglio un antico gioco da tavolo, chiamato Chatrang, che ha notevoli analogie con l’odierno gioco degli Scacchi. Questi stessi poemi definiscono lo Chatrang derivante dallo Chaturanga, un gioco più antico, sempre di provenienza indiana.
Le prime testimonianze scritte di epoca medievale sul gioco degli Scacchi risalgono circa all’anno 1000 e sono di provenienza iberica dato che in questa regione fu forte l’influenza degli arabi.; ma grazie al frate Jacopo da Cassole dell’ordine dei Domenicani, morto verso il 1325, che il gioco degli scacchi conobbe una rinascita dopo la proibizione di giocarci promulgata da Papa Alessandro II verso la fine del IX secolo11. (Pare che la causa della proibizione fosse una lettera datata 1061, scritta da Pier Damiani, cardinale di Ostia, nella quale l’alto prelato condannava gli Scacchi come gioco d’azzardo poiché molti giocatori dell’epoca utilizzavano i dadi per stabilire quale mossa si dovesse compiere snaturando così il gioco degli Scacchi) Infatti il frate nel trattato “Liber de moribus hominum et officiis nobilium super ludo schacorum” utilizza gli Scacchi come fonte di ammaestramenti morali.
I primi veri e propri trattati Scacchistici ebbero come unico argomento la problemistica; ovvero la risoluzione precostruita di pezzi sulla Scacchiera che potevano portare alla vittoria o al pareggio di uno dei due schieramenti attraverso difficili sequenze di mosse. Celebri sono i codici miniati Bonus Socius e Civis Bononiae. Nella Biblioteca Nazionale di Firenze è conservato un esemplare del primo codice su pergamena e presenta 194 problemi Scacchistici. Altro codice miniato importantissimo e il Tractatus partitorum Schachorum Tabularum et Merelorum Scriptus anno 1454 conservato nella Biblioteca di Modena. Il codice è costituito da 347 fogli finemente decorati; le soluzioni sono riportate sia in latino che in antico volgare lasciando sottintendere una vasta diffusione del gioco in ceto sociale e culturale.
Nel medioevo il gioco classico degli scacchi differisce con quello odierno per i movimenti di alcuni pezzi:
  1. La Regina può muovere di un solo quadrato e in diagonale; nella sua prima mossa può muovere di tre quadrati in diagonale e “saltare” sopra altri pezzi;
  2. Gli Alfieri muovono in diagonale di soli tre quadrati;
  3. I Pedoni possono, nella loro prima mossa, muovere di tre quadrati ma solo se non è stata fatta ancora nessuna cattura.
    Nel medioevo la scacchiera non presentava i quadri bianco e nero ma era monocroma.
In un prossimo articolo, sempre su questo blog, illustreremo le variazioni di gioco, intese come tipologie, che hanno coinvolto la storia degli scacchi nel medioevo.

E per finire una nota impietosa: nella foto pubblicata il nostro capitano ha subito uno sonoro scacco matto!

Nessun commento:

Posta un commento

Un tuo commento sarà una gradita informazione per tutti i lettori del blog....