«Perché voglio sapere fino a che punto saprò resisterti
e se, dando scacco alla Morte, avrò salva la vita.»
La morte non vince la partita con Antonius ad armi pari, del resto il suo opposto, la vita stessa,
si basa se fosse un gioco sarebbe un gioco d'azzardo!!!. È infatti Antonius che lascia la possibilità alla morte di modificare la disposizione dei pezzi sulla scacchiera; infatti, nel film, con un movimento del braccio, il cavaliere colpisce intenzionalmente la scacchiera facendo cadere alcuni pezzi, che la morte sposterà in maniera tale da poter vincere.
Lascio a chi mi legge la considerazione che si trae da questo film in cui chi vince è la sola persona che ha la possibilità di barare, e cioè la morte;
Se "Noi (io) siamo (sono) la freccia", e l'arco, è quel momento che ci fionda nel mondo (la Nascita,) verso quell'immancabile bersaglio che è la MORTE , (io voglio) noi dovremmo sforzarci di disegnare una bellissima parabola prima di fermarci sul bersaglio finale che smorzerà in un solo istante la nostra forza vitale.
Questa metafora della vita e della morte raccontata attraverso un gesto a noi familiare possiamo trovarla anche in questa bellissima poesia di uno dei miei autori preferiti J.C. IZZO che in "Etat de veille" riassume così la vita dell'uomo.
Interessante é la visione dei frammenti dell'intera partita a scacchi di Antonius contro la morte.
si basa se fosse un gioco sarebbe un gioco d'azzardo!!!. È infatti Antonius che lascia la possibilità alla morte di modificare la disposizione dei pezzi sulla scacchiera; infatti, nel film, con un movimento del braccio, il cavaliere colpisce intenzionalmente la scacchiera facendo cadere alcuni pezzi, che la morte sposterà in maniera tale da poter vincere.
Lascio a chi mi legge la considerazione che si trae da questo film in cui chi vince è la sola persona che ha la possibilità di barare, e cioè la morte;
- ANTONIUS: Allora la vita non è che un vuoto senza fine! Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno come cadendo in un nulla senza speranza.
- MORTE: Molta gente non pensa né alla Morte né alla vanità delle cose.
Ingmar Bergman, da Il settimo sigillo
Se "Noi (io) siamo (sono) la freccia", e l'arco, è quel momento che ci fionda nel mondo (la Nascita,) verso quell'immancabile bersaglio che è la MORTE , (io voglio) noi dovremmo sforzarci di disegnare una bellissima parabola prima di fermarci sul bersaglio finale che smorzerà in un solo istante la nostra forza vitale.
Questa metafora della vita e della morte raccontata attraverso un gesto a noi familiare possiamo trovarla anche in questa bellissima poesia di uno dei miei autori preferiti J.C. IZZO che in "Etat de veille" riassume così la vita dell'uomo.
Un bambino nasce
un uomo muore
una donna ride
un'altra piange
e tutta una vita
si dispiega
da un ventre caldo
ad una tomba fredda.
Da un punto di vista cattolico invece
più che il tema del trapasso, questo
film ci pone di fronte ad un interrogativo più grande, e cioè il
rapporto tra l'uomo e l'onnipotente,
di fronte alla caducità della vita,
attraverso un percorso che porta il protagonista a confrontarsi con
la paura e la
disperazione degli uomini di fronte alla morte,
un timore che è anche sinonimo della mancanza di fede.
Secondo
un'interpretazione il messaggio del film è che la fede vince anche
la morte, che è anche il messaggio originario dell'Apocalisse.
« Quando
l'agnello aperse il settimo sigillo nel cielo si fece un silenzio di
circa mezz'ora e vidi i sette angeli che stavano dinnanzi a Dio e
furono loro date sette trombe »
Interessante é la visione dei frammenti dell'intera partita a scacchi di Antonius contro la morte.
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